San Giovanni della Croce (1542–1591), nato Juan de Yepes Álvarez a Fontiveros, nella Vecchia Castiglia, è una delle grandi figure della mistica cristiana. Carmelitano scalzo, poeta e teologo, fu al tempo stesso riformatore del suo ordine, maestro spirituale di rara profondità e autore di scritti che figurano tra le vette della letteratura spagnola. Canonizzato nel 1726 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1926 da Pio XI, rimane una fonte inesauribile d’ispirazione per i cercatori di Dio.
L’originalità di Giovanni della Croce risiede nella forza della sua esperienza mistica, espressa in un linguaggio poetico di eccezionale densità. Il suo insegnamento, incentrato sulla purificazione interiore e sull’unione dell’anima con Dio, resta un punto di riferimento per la spiritualità cristiana e, oltre a questa, per ogni ricerca della trascendenza.

Reliquia di San Giovanni della Croce su relics.es
Contesto storico e religioso
Il Cinquecento spagnolo fu un’epoca di sconvolgimenti religiosi. Mentre la Spagna si affermava come potenza mondiale, la Chiesa affrontava profonde sfide legate alla Riforma protestante e agli sforzi di rinnovamento spirituale avviati dal Concilio di Trento (1545–1563).
In tale contesto, la spiritualità spagnola conobbe uno straordinario fiorire. Figure come santa Teresa d’Ávila, Ignazio di Loyola, Francesco Borgia e Giovanni d’Ávila contribuirono a un rinnovamento interiore segnato dall’esigenza, dal fervore e da un’intensa vita mistica. Giovanni della Croce s’inserisce in questo movimento, ma vi occupa un posto unico per l’audacia del suo insegnamento e la radicalità della sua esperienza spirituale.
La vita di Giovanni della Croce
Infanzia e formazione
Juan de Yepes Álvarez nacque il 24 giugno 1542 a Fontiveros, in una famiglia modesta. Suo padre, Gonzalo, proveniente da una stirpe di mercanti agiati, aveva sposato Catalina Álvarez, donna di origini più umili, e per questo fu ripudiato dai suoi. La famiglia conobbe dunque grandi difficoltà economiche, aggravate dalla morte precoce del padre. Giovanni, il più giovane di tre figli, crebbe nella povertà, segnato da un’infanzia di privazioni.
Fin da giovane manifestò una sensibilità religiosa. Frequentò la scuola degli orfani a Medina del Campo, diretta dai Fratelli dell’Ospedale della Concezione. Vi ricevette una prima formazione intellettuale e artistica, imparò a leggere e scrivere e sviluppò il gusto per la poesia e le lettere.
Ingresso nel Carmelo
Nel 1563, all’età di ventun anni, entrò nel convento dei Carmelitani di Medina del Campo, assumendo il nome di Giovanni di San Matteo. Proseguì quindi gli studi all’Università di Salamanca, dove approfondì la filosofia e la teologia scolastica.
Giovanni era animato da un ardente desiderio di perfezione e austerità. Pensò persino di lasciare il Carmelo per unirsi ai certosini, attratto dal loro ideale di solitudine e silenzio. Ma un incontro decisivo stava per mutare il corso della sua vita.
L’incontro con Teresa d’Ávila
Nel 1567 incontrò santa Teresa d’Ávila, la riformatrice del Carmelo femminile. Ella lo invitò a collaborare alla sua opera di riforma, mirante a restaurare nello stesso Ordine del Carmelo lo spirito di preghiera, povertà e rigore primitivo. Giovanni accettò e assunse definitivamente il nome di Giovanni della Croce.
Nel 1568 partecipò alla fondazione del primo convento dei Carmelitani scalzi (cioè riformati) a Duruelo. Lì adottò uno stile di vita estremamente austero: povertà radicale, digiuno, silenzio, lunghe ore di preghiera. Nonostante l’esigenza, la riforma attirò altre vocazioni.
Arresto e prigionia
La riforma suscitò tuttavia anche opposizioni. I Carmelitani dell’antica osservanza si opposero con forza agli scalzi. Nel dicembre 1577 Giovanni fu arrestato ad Ávila e rinchiuso in un convento di Toledo.
La sua prigionia durò quasi nove mesi. In una cella minuscola, appena illuminata, subì dure privazioni e umiliazioni. Eppure questo periodo fu spiritualmente fecondo: compose allora alcuni dei suoi più bei poemi mistici, in particolare i primi versi della Noche oscura del alma (Notte oscura dell’anima).
Nell’agosto 1578 riuscì a fuggire e a ricongiungersi ai Carmelitani scalzi. Questo episodio segnò profondamente la sua vita spirituale e diede origine a un’opera poetica e teologica unica.
Ultimi anni e morte
In seguito Giovanni ricoprì vari incarichi nell’ordine riformato: priore, maestro dei novizi, confessore. La sua umiltà e saggezza attirarono numerosi discepoli. Conobbe però anche incomprensioni e prove.
Nel 1591 si ammalò gravemente. Ritiratosi nel convento di Úbeda, vi morì il 14 dicembre 1591, all’età di 49 anni. Le sue ultime parole sarebbero state: «Oggi canterò l’Ufficio in cielo».
Le opere di Giovanni della Croce
L’insegnamento di Giovanni della Croce si esprime in un linguaggio di rara intensità, che unisce poesia e prosa teologica.
I grandi poemi mistici
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Il Cantico spirituale (Cántico espiritual): dialogo poetico tra l’anima e Cristo-Sposo, ispirato al Cantico dei Cantici.
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La Notte oscura (Noche oscura del alma): poema che descrive l’itinerario dell’anima attraverso la notte della fede fino all’unione divina.
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La Fiamma viva d’amore (Llama de amor viva): poema di ardente intensità che descrive l’anima infiammata dall’amore di Dio.
I trattati in prosa
Giovanni della Croce commentò poi i suoi poemi in ampi trattati spirituali:
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Salita del Monte Carmelo (Subida del Monte Carmelo): espone le tappe della purificazione dell’anima attraverso rinuncia e spogliazione.
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Notte oscura (Noche oscura): commento al poema che spiega la «notte dei sensi» e la «notte dello spirito» come passaggi necessari verso l’unione divina.
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Cantico spirituale e Fiamma viva d’amore: commenti teologici che dispiegano i simboli dei poemi.
Queste opere, scritte in un castigliano limpido e ricco, coniugano rigore dottrinale e forza poetica.
La dottrina spirituale
La notte oscura
Il concetto di «notte oscura» è centrale. Per Giovanni della Croce, l’anima deve attraversare due notti:
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La notte dei sensi, nella quale l’anima si distacca dalle soddisfazioni sensibili e dalle consolazioni spirituali.
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La notte dello spirito, ancor più dolorosa, nella quale l’anima è purificata nella fede nuda, priva di ogni luce naturale, per essere trasformata in Dio.
Questa teologia dello spogliamento ha segnato profondamente la spiritualità cristiana.
L’unione con Dio
Il fine ultimo è l’unione trasformante dell’anima con Dio, paragonata al matrimonio spirituale. Questa unione non abolisce la libertà dell’uomo, ma la conduce alla pienezza.
Il ruolo dell’amore
L’amore è il motore di tutto il cammino spirituale. Giovanni insiste sul fatto che solo la carità conduce a Dio. I suoi poemi esprimono un amore ardente, talora con un audace linguaggio nuziale.
Influssi biblici e mistici
Giovanni attinge largamente alla Scrittura, specialmente al Cantico dei Cantici, ma anche ai Salmi e ai Vangeli. Il suo pensiero è nutrito dalla tradizione mistica (Agostino, Bernardo di Chiaravalle, Tommaso d’Aquino), ma è espresso in un linguaggio personale e poetico.
La dimensione poetica
Giovanni della Croce è riconosciuto come un grande poeta spagnolo. I suoi versi, di incomparabile musicalità e forza suggestiva, figurano tra le altezze della letteratura del Siglo de Oro. Anche al di fuori dell’ambito religioso, i suoi poemi sono ammirati per la loro bellezza formale.
Canonizzazione e riconoscimenti
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Canonizzazione: 1726 per opera di Benedetto XIII.
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Dottore della Chiesa: proclamato nel 1926 da Pio XI.
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Patronati: è considerato uno dei patroni dei poeti spagnoli e dei mistici cristiani.
Eredità spirituale
L’influsso di Giovanni della Croce è immenso. I suoi scritti hanno plasmato la spiritualità cattolica e hanno ispirato anche pensatori, filosofi e poeti oltre i confini del cristianesimo. Il suo appello all’assoluto, la sua esigenza di spogliazione e il suo linguaggio di amore universale trovano risonanza in numerose tradizioni spirituali.
Ancora oggi rimane un riferimento imprescindibile per quanti cercano di comprendere il cammino dell’anima verso Dio.
Conclusione
San Giovanni della Croce incarna l’ideale del mistico cristiano: spogliato di tutto, infiammato d’amore divino, seppe esprimere l’ineffabile mediante poesia e teologia. La sua vita, segnata da povertà, persecuzione e prova, testimonia la sua radicale fedeltà al Vangelo. La sua opera, di inesauribile profondità, continua a illuminare i cercatori di Dio.
A oltre quattro secoli dalla sua morte, rimane uno dei più grandi maestri spirituali dell’umanità: un «dottore della notte» che guida l’anima, attraverso le oscurità della fede, verso l’abbagliante luce dell’unione divina.
Giovanni della Croce. Salita del Monte Carmelo. Traduzione francese: Éditions du Seuil, Parigi, 1945.
Giovanni della Croce. Notte oscura. Traduzione e commento di E. Allison Peers, Éditions du Seuil, Parigi, 1945.
Kavanaugh, Kieran, e Otilio Rodriguez. The Collected Works of St. John of the Cross. ICS Publications, Washington, D.C., 1979.
Gerard, Albert. St. John of the Cross: His Life and Poetry. Longmans, Green & Co., London, 1932.